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Sydney, il primo dell’ anno primo nel mondo

Aggiornamento: 2 gen 2019

Secondo solo alla Nuova Zelanda e alle isole del Pacifico, comunque il capodanno di Sydney rimane il primo ad essere celebrato in una grande città. Noi lo abbiamo vissuto a modo nostro e abbiamo avuto modo di trarre le nostre considerazioni: sia dall’anno che ci siamo lasciati alle spalle, sia riguardo cosa ci aspetta da quello che è appena arrivato.


Partiamo dal presupposto che il nostro 2019 durerà 10 ore in più rispetto a quelli standard, specie per il fatto che l’abbiamo accolto qui nel New South Wales, dove ogni giorno il sole sorge appunto 10 ore prima rispetto a dove lo saluteremo, ovvero, se tutto procede secondo i piani, in Italia, quindi già di per sé sarà un anno anomalo, con questo piccolo bonus di tempo che ci siamo guadagnati; che già è una gran ricchezza, soprattutto se si considera che '‘il tempo è denaro'’.

In seconda battuta sarà un anno per noi più che mai stimolante; ça va sans dire, l’esperienza all’estero, che qui sta per ''una serie di lezioni che vanno a toccare ogni ambito esistenziale e quotidiano'', è di per sé un tesoro di inestimabile valore. Se poi ci mettiamo che il capodanno di Sydney è stato, a detta di chi vi ha partecipato anche gli anni scorsi, “davvero ben organizzato quest anno”, considerando anche la divertente sfumatura del “Happy new Year 2018!”, allora non sarà così un caso che ci ha subito colpiti con l’energia che si è portato dietro.

Ogni anno questo evento richiama a se un numero spropositato di persone che, per accaparrarsi i posti migliori lungo la baia che guarda sull’ Opera House e sull’ Harbour Bridge, dove esplodono i fuochi, si ritrovano ad aspettare già dal mattino presto, alcuni addirittura dal giorno prima, incuranti del caldo tipico dell’ estate australe, o dei temporali di stagione, come quelli che, per esempio, hanno caratterizzato questo 31 dicembre; ovviamente noi non ci abbiamo nemmeno pensato di tuffarci nella mischia di corpi picassiana per essere in prima fila. Soprattutto al netto del divieto di bere birra nei luoghi pubblici, che ha dato definitivamente il colpo di grazia a qualsiasi afflato che spingeva verso quella direzione.

Abbiamo quindi acconsentito ad un’ idea decisamente più nelle nostre corde, seppur con la nota negativa di esserci trovati ad una certa distanza dallo spettacolo, proposta dalla nostra casa base qui nel territorio dei sydneysiders: la Patty, conosciuta e amata dagli australiani come Patricia.

Nel pomeriggio, mentre lei e Michela sono andate a fare la spesa, per il cenone intimo che ci apprestavamo a intavolare, sono andato ad assicurarmi con Omar, il suo attuale coinquilino, che la porta di accesso al tetto del condominio dove abitano fosse ancora scardinata, perché sarebbe stata quella la nostra platea per il veglione.

La fortuna era dalla nostra parte, la porta di metallo cigolante si aprì verso l’ esterno, lasciando cadere le ultime gocce di pioggia lasciate dal temporale appena terminato –un pensiero a quelli che stavano tenendosi il posto lungo la baia sotto la tempesta-; non appena i miei occhi si abituarono alla luce, rimasi a bocca aperta: lo skyline della metropoli troneggiava in fondo alla scena e, intorno al ponte appendiabiti (così viene anche chiamato l’Harbour Bridge), era già in volo uno sciame di elicotteri per le prime riprese e fotografie, in attesa del momento in cui il rimbombare dei botti e le esplosioni di colori avrebbero riempito il cielo; capii subito che avevamo fatto un ottimo affare.

Il capodanno di Sydney è uno dei più famosi al mondo, per organizzazione, spettacoli, tempismo e divertimento; porta alle aziende del posto guadagni esorbitanti (si arriva a pagare anche 1500$ per un tavolino nei un bar lungo la baia) e annovera tra i suoi partecipanti numerose Star internazionali, ma avrebbe sicuramente perso punti per via dell’intasamento di anime che avremmo dovuto sopportare, per guardarlo da vicino. Mentre, starsene spaparanzati sul roof top dell’ottavo piano di un palazzo, diviso con altri pochi osservatori, a passarci una bottiglia celebrativa, stappata alla buona, non sapendo nemmeno il tempo del countdown, godendoci 10 minuti di pura magia pirotecnica, è una scena che avevamo sempre sognato da quando abbiamo visto gli Aristogatti e abbiamo capito quanto siano belle le città viste dai tetti.

Davvero un bel momento il capodanno, per chiunque, in ogni dove, in ogni quando, nelle sue diverse forme; questa ricorrenza, infatti, prescinde il tempo e lo spazio, è celebrata da tutte le popolazioni, in tutti i tempi, tant’è che persino i Romani avevano un rituale per celebrare il dio Giano, dalle due teste, una che guarda al passato e l’altra al futuro, da cui prende il nome ‘gennaio’, il primo dei mesi. In principio falò e le lampade accese avevano la funzione di illuminare il cammino dell'anno che entrava, prima dell’arrivo della polvere da sparo e dei fuochi artificiali, i cui botti hanno il potere di far scappare i demoni del passato. Un fantastico modo di gioire per un altro giro di giostra intorno al Sole.

Così, senza poterne nulla, siamo entrati ufficialmente nel 2019, un anno che si preannuncia entusiasmante a detta di molti, o per lo meno interessante per altri: la Virgin Galactic di Richard Branson, la Space X di Elon Musk e la Blue Origin di Jeff Bezos gareggiano per portare i primi turisti sulla Luna con i loro razzi spaziali; il dibattito sulle macchie solari sta dividendo gli scienziati, c’è chi teme un’ Era glaciale che durerà per un trentennio e chi smentisce clamorosamente, tacciando la notizia come bufala, chiedendo invece di concentrarsi maggiormente sul surriscaldamento globale, come reale minaccia meteorologica che affligge il pianeta; per non parlare delle politiche, delle guerre, delle gioie e delle disgrazie che ci aspettano.

D’altra parte quello che si siamo lasciati alle spalle è stato un anno difficile, non ben definito, che ha lasciato molte questioni in sospeso e si è portato via grandi volti, come Stephen Hawking, Bernardo Bertolucci, Aretha Franklin, Sergio Marchionne, Stan Lee, Simon Shelton (che interpretava Tinky Winky nei Teletubbies), tutti personaggi che hanno lasciato un segno e che con la loro morte hanno guadagnato la vita eterna, nella memoria delle persone e nella storia, anche Tinky Winky.

Alcune cose le abbiamo risolte, come la riappacificazione tra le la Corea del sud e la Corea del nord, separate dai tempi della fine della WWII e, con un senso di stupore, abbiamo guardato il temibile Kim Jong-Un incontrare di seguito i suoi più acerrimi nemici, nel giugno infatti ha incontrato anche Donald Trump, segnando così la fine della minaccia missilistica nord-coreana.

Siamo andati oltre i limiti, grazie alle prodezze ingegneristiche che hanno portato Starman, a bordo della sua Tesla Roadster, ad essere lanciato, con dei missili spaziali di ultima generazione, verso il pianeta Marte.

Certo… dal nostro punto di vista potrà sembrare più semplice vedere spiragli di luce aprirsi nel cielo, ma, tutto sommato, dobbiamo essere grati molto al 2018 per le gratificazioni che ci ha portato e cercare di dimenticare, o per lo meno perdonarlo, per quello che ci ha tolto. Dall’altra parte il 2019 si è presentato con una carica talmente esplosiva, che sarebbe un vero spreco non cercare di guadagnare la cresta dell’onda e cavalcarla al meglio possibile, in perfetto stile Aussie (australiano).

All’Italia, però, con un misto di amarezza per ciò che è stato e speranza nel ciò che potrebbe essere, va il nostro ultimo pensiero; l’abbiamo lasciata in un 2018 tormentato, con terremoti, frane e alluvioni che han causato tragedie, le quali si sarebbero potute contenere, e quando non ci ha pensato la natura, sono stati i ponti costruiti dall’uomo ad aver lasciato il segno. Questi ultimi tra l’altro, come le porte, sono presidiati sempre dal Dio Giano, citato prima, che per giunta è un simbolo della stessa città di Genova sin dal Medioevo. A lui quindi ci sembra doverosa una preghiera laica in occasione del capodanno 2019: che sia la guida in questi tempi in cui un cambiamento è necessario, aiutandoci a ricostruire i nostri ponti, per proseguire verso la strada giusta, finchè siamo ancora in tempo. Perché, se è vero che ogni giorno è buono per cambiare le cose, iniziare nuovi cicli, ideare nuovi progetti e aprire nuovi cerchi, figuriamoci se non lo è il Capodanno.


Renato

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