Bondi beach, il Natale che tutti vogliono
- Renato | Michela
- 27 dic 2018
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 2 gen 2019
Ogni anno nei telegiornali italiani propinano il solito servizio del Natale festeggiato in giro per il Mondo, in differenti maniere. Quello che impressiona maggiormente è quello australiano, dove si vedono persone fare il bagno nell’Oceano con i cappellini da Babbo Natale. Ma cosa significa ritrovarsi dall’altra parte del mondo in questo periodo? Abbiamo cercato di spiegarlo in questo articolo.

A pancia piena si ragiona meglio, si dice; è dunque una squisita fortuna che la concentrazione annuale di cene, cenoni, banchetti, aperitivi, pranzi, colazioni, merende e cioccolate calde aumentino esponenzialmente con la fine di dicembre, ogni anno.
Ad ogni abbuffata un ripetersi di discorsi sostenuti con parenti e persone che si conoscono da una vita, ma che incontriamo soltanto per fugaci celebrazioni, riempiono le tavole imbandite dello Spirito del Natale.
Piccole gioie che aspettiamo tutto l’anno: come subire una sciarada da un vecchio pro zio, che, tra un bicchiere e una fetta di panettone, ci tiene ad interessarsi, o perlomeno ad elargire consigli, ad un giovane ed inerme nipote; oppure ritrovarsi sperduti, nel tentativo di inscenare tutta la gioia che si sta provando, scartando il quinto set preconfezionato per la pulizia del corpo della serata; per non dimenticare il senso di colpevolezza che si prova nello sfilare le mazzette da 50€, che la nonna ci passa di nascosto, mentre intorno sono tutti distratti, che nemmeno una spia della CIA riuscirebbe a intercettare un passaggio di soldi così lesto.
Che bello il Natale! Ma queste sono solo alcune delle bellezze che queste feste portano con sé; momenti in cui ci si ritrova, che sono sempre più rari. Perché un tempo si lavorava tutti tutto l’anno, bisognava sopravvivere, ma in questo periodo si chiudeva tutto e la famiglia si riuniva. Si stava in casa, si faceva festa, come in ogni impiccio dove c’entra la famiglia a volte si litigava, ma ci si riposava, perché a breve sarebbe iniziato un nuovo anno, ‘e magari quello sarebbe stato migliore, per davvero’.
Nulla, meglio del riposo e del buon cibo, riesce ad aiutare le batterie a ricaricarsi, mentre si fa un riepilogo delle vittorie, dei fallimenti ottenuti e, pensando all’ anno venturo, si tirano le somme, in attesa del cenone di capodanno, prima di riaprire un nuovo ciclo di altri 365 giorni.
Un po’ come succede in una delle Operette morali di Giacomo Leopardi, nel “dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere”, per essere precisi, dove un galantuomo e un commerciante di calendari si trovano a discutere sull’utilità del riporre la propria fede nell’anno venturo, sperando che sia sufficiente per cambiare la propria situazione. Ma, nonostante questo, alla fine il passante lo compra eccome l’almanacco -il più costoso-, nonostante la sua posizione dubbiosa nei confronti di quanto sostenuto dalla parte del popolo più plebea e facilona, rappresentata dal venditore stesso.
Perchè, infondo, chiunque ha qualcosa da migliorare, un impegno per l’anno venturo; come spiega in una battuta il Passeggere: “Oh, che altra vita vorreste rifare? la vita ch’ho fatta io, o quella del principe o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l’appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?”. Per capirci meglio, è inutile sprecarci nello sperare in un futuro migliore, se è ciò che siamo a non andarci bene, piuttosto sarebbe più proficuo accettare noi stessi, magari correggendo gli errori che commettiamo quotidianamente.
Quindi che sia vero o no che a Natale siamo tutti più buoni, per lo meno questo periodo ci spinge a desiderare di diventare migliori di ciò che siamo –spesso facendo propositi che non verranno mai rispettati- ed è sicuramente una caratteristica che ha accomunato questo strano natale a Bondi Beach con tutti quelli passati in famiglia, forse l’unica.
Tra un ricordo nostalgico e telefonate scandite dai fusi orari con i nostri cari, quindi, abbiamo trascorso the Christmas day esattamente come lo vedevamo ogni anno nei servizi dei telegiornali italiani: in spiaggia, sotto il sole, con i surfisti, indossando cappellini da Santa Claus in costume da bagno. Abbiamo sempre pensato che questo fosse il miglior modo per passare le Feste -e molto probabilmente lo è, perché, diciamocelo, Bondi Beach, dove noi abbiamo deciso di passare la nostra giornata, è una di quelle parti del mondo dove qualsiasi ragazzo o ragazza può godersi la giovinezza, tra spensieratezza e divertimento-.
Bondi, che, tradotto dall’ aborigeno, sta a significare “il rumore dell’acqua che si infrange sulle rocce”, è stata la spiaggia teatro della serie Baywatch made in Australia, in quanto meta altamente battuta da molti surfisti in tutti i periodi dell’anno. Una baia di un chilometro circa, delimitata da bellissime scogliere levigate dal mare e dal vento, fino ad ottenere geometrie e colori unici e spettacolari. E questi sono solo alcuni dei motivi per cui nel 2008 Bondi beach è stata aggiunta alla lista del patrimonio nazionale australiano.
Passare il Natale sdraiati sulla sabbia di questa California Australiana è un’esperienza strana per chi, come noi, è abituato a caminetti, maglioni di lana, vin brulè e un po’ di neve. Sembra un ferragosto con Babbo Natale e Mariah Carey, più rilassato e giocoso, perde un qualcosa della sua sacralità, fino a sembrare più uno spot della Coca cola, che una ricorrenza cristiana.
La nostra giornata inizia alla fermata del Bus 333 nella parte sud di Bondi, verso l’ora di pranzo, accolti dai profumi dei barbecue che scoppiettavano sui prati retrostanti la spiaggia, la quale era completamente intasata di asciugamani, ombrelloni e persone, tantissime persone. Ma, nonostante questo, non abbiamo faticato molto a trovare un posto dove stenderci, vista la grande estensione del litorale.
Il Sole picchiava forte, l’ Oceano regalava delle belle onde, divertenti sia, ovviamente, per i surfisti, che per i bagnanti; di conseguenza il nostro Natale è stato scandito da queste due immense forze, da cui ci siamo lasciati coccolare fino al tramonto. Per pranzo abbiamo deciso di optare per il sushi di Bondi, un piatto che qui in Australia si sta guadagnando un forte apprezzamento da parte dei consumatori, quasi da renderlo un piatto tipico della città di Sydney (un po’ come succede a Milano). Dopo questo leggero spuntino ci siamo coricati all’ombra di un albero in cima alla collinetta che domina il panorama, per digerire, sonnecchiando per qualche ora, accarezzati dalla brezza del Pacifico.
Siamo stati tutto il giorno a spassarcela nel nostro ferragosto dicembrino; ogni tanto un tuffo, un po’ di Sole, circondati da ragazzi della nostra stessa età, che improvvisavano qua e là feste sulla spiaggia, con casse da cui usciva bella musica ad alto volume; così via fino a sera, osservando il cielo cambiare colore e il mare diventare di mercurio, accompagnando l’imbrunire dell’orizzonte con un’ottima frittura di pesce. Questa è la vita di Bondi beach e questo è il modo di affrontare il Natale che tanto avevamo desiderato guardando le immagini dei telegiornali.
Ma, quando ci siamo trovati a farne parte, inspiegabilmente, i nostri pensieri non smettevano di andare verso tutti i Natali passati: tutti uguali, pesanti, con i soliti parenti, eno-gastronomicamente impegnativi, ma carichi di magia, che nemmeno una giornata perfetta a Bondi Beach può reggere il confronto.
Magari sono solo pensieri contaminati dalla nostalgia, o magari il Passeggere dell’Operetta morale di Leopardi ha veramente ragione, tuttavia abbiamo aggiunto al nostro bagaglio la consapevolezza che il vero cambiamento da apportare con l’anno nuovo è interiore, più che nel luogo in cui ci troviamo e forse serviva proprio un Natale lontano, soli con noi stessi, per capire.
Renato
Comments