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Australia, ripartiamo da qui

Grazie per aver cliccato, se stai leggendo queste parole significa che l’interesse ti ha portato qui e quindi non ti dispiacerà perdere pochi minuti per questa lettura.

Diciamo che qui parte la nostra avventura ufficiale, - DAL SOGNO AUSTRALIANO - nel senso che con questa esperienza che ci accingiamo a intraprendere, abbiamo deciso di condividerla con il mondo, grazie allo straordinario mezzo che è internet, una delle poche strutture realmente democratiche del nostro tempo, nel bene e nel male.

Di seguito troverete le motivazioni per questa partenza, la nostra dichiarazione di intenti, mia e di Michela, ovvero gli autori, ideatori, sviluppatori di questo blog, il modo in cui abbiamo iniziato. Nei prossimi articoli invece abbiamo dedicato spazio alle avventure, alle storie, alle guide, di viaggi passati e di quelli che saranno i nostri prossimi risvolti.

La fuga di cervelli è un serio problema che affligge l’Italia di questi anni, uno dei tanti. Non è il caso nostro, non siamo dottori o ingegneri, non siamo menti eccelse che migrano verso paesi che sappiano valorizzare i nostri preziosi talenti.

Siamo due ragazzi quasi normali che come chiunque stavamo tracciando il sentiero della nostra età adulta.

Perché andate in Australia?


Mentre ci districavamo dalla quotidiana valanga di merda che caratterizza la vita di chiunque, a parer mio con discreta destrezza, eravamo giunti al nostro quarto di secolo con ottimi presupposti, in quanto Michela si stava avviando in una promettente carriera nel panorama televisivo degli Studi Rai di Milano e io iniziavo a chiudere i primi salti mortali nel vulcanico mondo dell’immobiliare della metropoli.

Poi quel giorno qualcosa si ruppe nel meccanismo e cadde il velo della stabilità, i problemi si sovrapposero fino a soffocarci, il Paese che ci diede i natali ogni giorno tagliava via un pezzetto di speranza dalle nostre ambizioni, dai nostri sogni (il Paese che tanto amiamo) e ci ritrovammo senza una casa. Michela tornò a casa in lacrime, confusa e amareggiata, stressata e affranta. Ci guardammo, una sensazione di leggerezza sollevò i nostri animi, poi sorridemmo e insieme dicemmo la stessa frase ‘molliamo tutto, partiamo’. Ci vollero 15” prima che lo ripetessimo con una nuova convinzione, lo stavamo facendo davvero.

Valutammo le possibilità che il mondo aveva da offrirci e poi puntammo la bandierina proprio in quel punto, il più lontano, dall’ altra parte del Mondo: l’ Australia.

Meta scontata, una delle più battute, una delle più amate, sicuramente quella più convincente.

Così iniziammo ad organizzare le manovre per la nostra partenza e nel mentre, l’idea di questo Blog, Wanderlust, la voglia di partire, la voglia di viaggiare, la speranza di farlo per sempre. Una nuova fiamma si era accesa in noi. Ecco perché siamo qui a scrivere ora.


Cosa differenzia questo travel blog dagli altri?


Spesso quando si viaggia in compagnia ci si ritrova a dover scendere a compromessi e, pur di vedere più attrazioni possibili, o per mettere tutti d’accordo, si riduce il viaggio a tabelle di marcia sterili e fini a se stesse. Si corre da una parte all’altra con i nasi dentro le mappe, seguendo uno schematico percorso e si ritorna indietro con giusto una manciata di selfies, con i principali monumenti alle spalle. Ecco, questo è esattamente ciò che vorremmo evitare di proporvi.

L’invito che vogliamo fare ai nostri lettori – e quello che cercheremo di proporre nel nostro piccolo - è di imparare a perdersi nelle città, senza smarrirsi. Perdersi in una città significa immergersi tra gli abitanti, lontano dalle mandrie dei turisti, assaporare i profumi delle vie più nascoste, dove magari troverete una piccola bottega di un antico panettiere, che tutti conoscono come il migliore della città, ma che non troverete in nessuna guida turistica.

Il Flaneur, nella concezione baudeiriana, è il gentiluomo osservatore che vaga per le vie cittadine alla ricerca di emozioni, spinto dalla curiosità e dal fascino del mistero, si affaccia ad ogni svolta stupendosi dei paesaggi che incontra. Quando un Flaneur si ammala della sindrome di Wanderlust, nessuno può dire dov’egli può arrivare, vedremo di scoprirlo assieme in questo percorso che inizia da qui. Il nostro intento sarà quello di vivere i nostri viaggi, non di visitare dei posti e ci impegneremo per rendere questa finestra sule nostre esperienze fedele e differente, a mostrare il bello ma anche il brutto. A costo di poter sembrare pretenziosi, puntiamo a essere il più veritieri possibile. Nella speranza di essere abbastanza bravi da trasmettere le nostre emozioni attraverso Wanderlust.


Da dove abbiamo iniziato


È esattamente nella figura del Flaneur che io e Michela ci siamo incontrati piacevolmente ed è proprio a Milano che abbiamo iniziato le nostre esplorazioni. In fondo sapevamo già dal principio che avremmo potuto andare ovunque assieme.

Quindi il primo viaggio che abbiamo intrapreso è stato proprio a Milano, città dove io e Michela ci siamo conosciuti e dove abitavamo. Può sembrare una partenza strana per un blog chiamato Wanderlust: niente aerei, niente passaporti, un budget di 10€ a testa, due zaini semivuoti sulle spalle, con lo stretto necessario, due biciclette e la solita città che vivevamo quotidianamente da scoprire.

Era una calda giornata estiva, forse luglio o agosto, le strade si erano già svuotate per l’esodo estivo e in quel periodo a Milano si respira un’aria surreale, son le poche settimane dove il gigante del nord Italia si riposa.

Io lavoravo come responsabile di sala al Ristorante Norman - una trattoria sulla circonvallazione milanese che consiglio sempre con sicurezza, perché si mangia bene, pagando il giusto e con la possibilità di assaporare piatti tipici della tradizione lombarda, con accenti innovativi azzeccati o carne di ottima qualità – e quel giorno ero di riposo.

Michela era ancora una studentessa all’accademia delle belle arti di Brera, istituzione creata nel 1776 per il volere dell’ arciduchessa Maria Teresa d’Austria, prima donna a guidare l’impero Asburgico, come la mia cara socia qui presente guida questo progetto con una caparbietà ammirevole. Vi consiglio di visitare l’accademia, la pinacoteca e il suo stupefacente orto botanico, vale veramente la pena.

Ma torniamo a noi, quel giorno passai al Campus dove Michela alloggiava e iniziammo a girare la città deserta in bicicletta, passammo per parchi, palazzi, ville, affiancammo i tram storici della città meneghina e ci divertimmo come i pazzi (all’epoca ci intendevamo di pazzie <3), passammo poi da un piccolo fruttivendolo gestito da un delizioso vecchio, comprammo due birre e un cesto di frutta, andammo ai giardini Leonardo da Vinci, facemmo il bagno nella fontana, sorseggiando birra e mangiando frutta, il tramonto ci faceva romanticamente da cornice, nonostante le macchine che strombazzavano nel viale accanto. Forse non sarà stata un’avventura in luoghi esotici e lontani, ma è stato forse in quel momento che capimmo cosa volevamo fare.


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